Thousands worlds inside of Pac-Man

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Games Week 2015 | Mostra tributo a Pac-man

Questa è l’opera che ho realizzato per la Games Week di quest’anno, è ispirata a Pac-Man perché nel 2015 la pallina gialla più famosa della storia dei videogame festeggia i 30 anni. E’ un digital painting stampato su carta cotone 100% Turner con tecnica Fine-Art Giclée e con certificazione di qualità museale e conforme agli standard della Fine Art Trade Guild.

Per prezzo e condizioni di vendita scrivere a lostinpixel @ gmail.com

I 15 sprite del Pac Man di Tohru Iwatani originali, pixel per pixel, sono riprodotti in grande scala e permutati tra loro a due a due in sovrapposizione e ricolorati secondo la palette cromatica originale del color PROM dell’arcade NAMCO, in un lavoro di ricerca iconografica che rivela inaspettatamente un nuovo mondo nascosto nei bit. Il mondo che ci viene rivelato è quello della storia dei primi arcade a 8 bit dove astronavi, razzi, esplosioni, fortificazioni e creature erano tutte realizzate a partire da una manciata di pixel, che condividevano la medesima matrice matematica ma che – grazie ad artifici alchemici a metà strada tra l’arte e la programmazione –  risultavano sempre differenti e unici.

Ecco che distillando e miscelando frame di Pac Man come in una bottega alchemica o in un moderno laboratorio chimico in cui gli elementi di una tavola periodica sono sostituiti dai bit e dai byte si creano elementi e sostanze nuove ma familiari, segni di un cripto-alfabeto che una videogrammatica degli anni ’80 ci può aiutare a svelare: qui ci appare una fortificazione alla Space Invaders, lì un’astronave à la Defender, là un frame di una partita a Pong.

In queste macchie Rorschach-Iwataniane complici i giochi cromatici e la Gestalt, ritroviamo parte della storia informatica dei computer games e parte di noi stessi bambini. In questa araldica bit, nel “uno” ritroviamo il tutto e viceversa, una pallina gialla come macchina nei labirinti del tempo che incorona Iwatani come imperatore incontrastato di questo stroboscopico regno della fantasia videoludica.

 

Thousands worlds inside of Pac-Man

2015, stampa Fine-Art Giclée, 45 x 45 cm, Milano

WE DON’T PLAY, NON STIAMO GIOCANDO | IL PROGRAMMA

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In occasione di ART NIGHT 2015, la sera del 20 giugno si terrà a San Servolo la prima grande festa veneziana di arte e videogame: il programma si svilupperà a partire dalle ore 18,00 nelle sale e nel meraviglioso parco di San Servolo con performance, spettacoli, game condivisi, secret party e presentazioni di libri a tema videoludico.
La festa di arte e videogame  è realizzata da due storici curatori italiani del settore, Debora Ferrari e Luca Traini, con Gloria Vallese dell’Accademia di Belle Arti di Venezia. Questo evento permetterà al pubblico di curiosi ed appassionati di vivere in prima persona le arti interattive del XXI secolo, nuove eppure classiche nel loro intenso dialogo col disegno, la scultura la pittura.

La serata rappresenta il finissage della mostra Giocare con le Forme/GameArtREvolution, che sarà inaugurata a San Servolo lunedì 15 giugno in occasione della manifestazione DICONO DELL’ARTE 2015,  organizzata dal Collegio Internazionale Ca’ Foscari e San Servolo Servizi. Secondo appuntamento dopo quello dedicato alla critica d’arte dell’8 maggio scorso, il convegno del 15 giugno ha il titolo L’arte è in gioco. Nuove relazioni tra arte e videogame, ed esplora i nuovi rapporti tra videogame come arte, l’industria e il mondo della formazione.

La mostra Giocare con le Forme/GameArtREvolution, aperta al pubblico dal 15 (inaugurazione alla 18.00) al 20 giugno, include le opere di 60 artisti italiani di game art, video in loop di Blizzard (World of Warcraft e Heroes of the Storm), di Ubisoft (Assassin’s Creed e postazione di gioco su Ipad per Valiant Hearts), installazioni esclusive a sorpresa in concomitanza con l’E3 di Los Angeles, arte e progetti interattivi di studenti e laureati dei corsi di Grafica d’Arte, Pittura, Nuove Tecnologie per le Arti (NTA) dell’Accademia di Belle Arti di Venezia.

Artisti in mostra:
Samuele Arcangioli, Sofia Arcuri, Luca Baggio, Erica Bertolacci, Emanuele Bresciani, Davide Cappelletti, Andrea Chiarato, Fabio Corica, Sergio Cosmai, Marco Crosera, Antonio De Luca, Michele De Marchi, Matteo De Petri, Francesco Delrio, Enrica Fastuca, Mirco Failoni, Martina Felisatti, Antonio Gargiulo, Giacomo Giannella, Giuliana Geronimo, Carlo Gioventù, Claudia Gironi, Stefano Gurnari, Ludovica Liera, Emanuele La Loggia, Giuseppe Longo, Giovanni Maisto, Arianna Mancini, Stefano Mancini, Alice Manieri, Daniela Masera, Libero Masini, Riccardo Massironi, Antonio Minuto, Alfredo Monaldi, Igor Molin, Biancamaria Mori, Paolo Nagase, Gabriella Parisi, Mauro Perini, Boban Pesov, Serena Piccolo, Massimo Porcella, Ivan Porrini, Angela Reale, Vincenzo Riccardi, Antonio Riello, Luca Roncella, Alessia Sangalli, Giuditta Sartori, Filippo Scaboro, Cristian Scampini, Maria Elena Silletti, Francis Leo Tabios, Claudia Tuci, Federico Vavalà, Giuseppe Vigolo, Selena Zanrosso, Antonella Zerbinati.

Viene presentata a Venezia per la prima volta una selezione, arricchita di novità, dell’esposizione di opere di game art di giovani artisti italiani tenuta nell’ambito di Lucca Comics&Games 2014 presso Villa Bottini, patrocinata da Ubisoft e divenuta rappresentativa del potenziale estetico dell’industria videoludica: le arti che creano il videogioco, e quelle che ne nascono, si sono rivelate in quell’occasione nelle loro forme di concept art, programmazione, sviluppo, sound, interattività. L’iniziativa a Lucca ha ottenuto una risposta stupefacente: ben 80.000 visitatori in 4 giorni. A Venezia questo evento ripensato e riproposto con novità e varianti è un’occasione unica, ricca e magica come la Notte Bianca del solstizio d’estate.

Per i giovani che aspirano a inserirsi in questo settore ricco di futuro – a cui l’Unione Europea guarda con particolare attenzione -, il convegno, la mostra e la festa per ArtNight sono una preziosa opportunità per avviare un rapporto con il mondo della produzione, rappresentato a San Servolo  da società quali Ubisoft, Blizzard Entertainment e l’Associazione Editori Sviluppatori Videogiochi Italiani (AESVI) ovvero alcune fra le maggiori e importanti realtà produttive del panorama nazionale e internazionale.

PROGRAMMA  ARTNIGHT  A SAN SERVOLO 2015 | 20 giugno
WE DON’T PLAY_Non stiamo giocando le game art nel panorama contemporaneo
ISOLA DI SAN SERVOLO inizio ore 18
Aggiornamenti e approfondimenti sugli eventi: www.neoludica.blogspot.it

ore 18 accoglienza nelle sedi degli eventi con Luca “Eyes” Occhi e Cosplayer ufficiali Assassin’s Creed Italia; Luca “Eyes” Occhi si unisce alle fila degli Jedi di Star Wars nell’ormai lontano 2001, quando creò, per lui e i suoi amici, i costumi per un cortometraggio ispirato alla saga di George Lucas. Da li in poi, fra una fiera e l’altra, ha avuto modo di collezionare premi specialmente in ambito fantascienza per poi scoprire una nuova passione: gli ‘Assassin! Avendo partecipato a molte rievocazioni storiche, l’idea di creare personaggi ispirati alle varie epoche lo ha preso così tanto da essere contattato da Ubisoft Italia per diventare l’unico interprete ufficiale per i protagonisti della saga di Assassin’s Creed. I suoi costumi (e i suoi video) gli hanno fatto attraversare vari palcoscenici, il più celebre dei quali all’E3 di Los Angeles, la più famosa fiera di videogiochi al mondo, e non in secondo piano la celebre Lucca Comics&Games.

ore 18/20 visite guidate dell’isola SU PRENOTAZIONE, visite libere ai padiglioni della Biennale Arte (Cuba, Siria, Kenya) in apertura serale straordinaria, visita guidata alla mostra ‘Giocare con le Forme,GameArtREvolution’  con artisti ed esperti

ore 20-21 MenteZero, performance live di body painting su modella, con biancamaria Mori e Carlo Gioventù.

ore 20/22 Mostra storica sui videogame con Gamesearch.it

ore 21 Luca Papale e Francesco Alinovi presentano il volume VIRTUALEROTICO, A.V., Unicopli 2015;Sesso e videogiochi, due tematiche all’apparenza divergenti, se non contraddittorie, condividono invece numerose affinità. In primo luogo, entrambe si pongono come esperienze totalizzanti, che oscillano tra il fisico e il metafisico, il materiale e lo spirituale, (contr)azioni fisiche e (devi)azioni mentali. Da Custer’s Revenge a Catherine, passando per Silent Hill 2, Mass Effect e molti altri titoli, questa originale raccolta di saggi dall’approccio multidisciplinare che spazia dalla storiografia al game design, dalla psicologia alla filosofia, dalla pedagogia agli studi di gender, traccia l’evoluzione della rappresentazione del sesso e dell’erotismo nei videogiochi, attraverso l’analisi di particolari case studies e tematiche specifiche relative all’argomento. Con contributi inediti di Francesco Alinovi, Luca Papale, Simone Tagliaferri, Carlo Cuomo, Stefano Triberti, Luca Argenton, Roberto Di Letizia, Rosy Nardone, Luca de Santis, Chris Darril, Debora Ferrari e Luca Traini. Prefazione di Matteo Bittanti. Artwork di Emanuele Bresciani e Mauro Ceolin.

ore 21.45 schermo area bar: Dimostrazione di digital painting live della Scuola Internazionale di Comics Padova. Stefano Tamiazzo è un fumettista professionista dal 1995. I suoi fumetti sono stati pubblicati in Canada,USA, Giappone, Francia, Belgio, Svizzera, Lussemburgo e Italia. E’ anche illustratore per quotidiani, teatro e poster. E’ direttore artistico  e docente di fumetto alla Scuola Internazionale di Comics  sede di Padova.
Carlo Piu è un fumettista e illustratore freelance. Ha ricoperto il ruolo di concept artist presso l’art & project nel settore della progettazione di parchi di divertimento. E’ docente al corso di Fumetto e Digital illustration & concept art per videogame alla Scuola Internazionale di Comics sede di Padova.

ore 22.30  Auditorium: Secret Party Assassin’s Creed e gaming live in modalità cinema;

ore 22.30 Parco: LudoSport Italia presenta Il LIGHT SABER COMBAT SPORTIVO – virtual meets real

Creato nel 2006 in Italia, il Light Saber Combat LudoSport è già diffuso in sei Paesi nel mondo e rappresenta l’unico esempio al mondo di sistema sportivo codificato e uniformemente praticato relativo allo strumento della “spada laser”. Attraverso una piattaforma digitale dedicata, i praticanti di questa disciplina hanno accesso a un rating personale che si aggiorna in base alla loro attività sportiva e possono – novità assoluta – sfidarsi a duello incrementando così il proprio punteggio. Per altre info: Italia.ludosport.net

Per tutta la serata: Cosplayer steampunk con Luca Baggio e Giuditta Sartori, artisti che espongono anche in mostra; Cosplayer dell’Accademia di Belle Arti di Venezia; Visite guidate alla mostra con Emanuele Cabrini, la crew dell’Accademia di Belle Arti e gli artisti presenti, in mostra Avatar Idle di Luca Roncella, cabinato con Glitch 3D interattivo di Streamcolors con Gicomo Giannella e Giuliana Geronimo. In mostra sono disponibili anche i libri-catalogo GAME ART REVOLUTION GIOCARE CON LE FORME, edizioni TraRari TIPI Game Art Gallery ® e i taccuini di game art realizzati artigianalmente da 13/sedicesimi di Torino.

 

Prenotazioni:  info@sanservolo.provincia.venezia.it
Per raggiungere San Servolo: linea 20 actv da S.Zaccaria M.V.E.  ore 17.50/18.30/19.10/19.50/20.30/21.30/22.30
Info stampa e materiali di pubblicazione: neoludica@gmail.com
Ufficio stampa San Servolo Servizi: Alessandra Morgagni 348.3884038 ale.morgagni@gmail.com

PERIFERICA | INTERACTIVE AND DIGITAL ART FESTIVAL 16-21 FEBBRAIO 2015

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PERIFERICA INTERACTIVE AND DIGITAL ART FESTIVAL ospita la mia videoinstallazione West of House nella categoria GAME ART. Sabato 21 febbraio sarò presente negli spazi di FUSOLAB 2.0 in viale della Bella Villa a Roma per firmare autografi :)

Thu, 19 Feb 2015 – Sat, 21 Feb 2015

18:00 – 03:00

Locale / Fusolab

Via della Bella Villa 94, Roma

Italy
Costo / 5€ per 3 giorni

#artisact

@perifericafest

http://periferi.ca/

PERIFERICA #ArtIsAct:
Mash-up di linguaggi artistici plurali e forme espressive contemporanee, mix tra visioni e narrazioni collettive della realtà urbana con media tradizionali e strumenti collaborativi digitali, interfaccia tra artista e spettatore, tra la periferia e le persone che la vivono.

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MONSTER DESIGNER | UOVOKIDS

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Sabato 18 e domenica 19 ottobre tengo un workshop per bambini al Museo della Scienza.
Come si fa a trasformare una bellissima idea di mostro in un mostro per un videogame 3D? Trasformeremo il bambino da semplice giocatore a game designer, la persona che realizza in prima persona i videogame!

Esiste in mezzo all’Oceano Atlantico un’isola di nome “Stranalandia” circondata dalle nebbie dove vivono meravigliosi animali intrappolati tra le righe di un racconto. Essi attendono l’arrivo di un intrepido e fantasioso game designer che li possa degnamente rappresentare e far vivere all’interno di un videogame. Solo allora saranno liberi dalla carta e potranno finalmente prendere vita.
Nella prima parte del laboratorio ciascun bambino sceglierà il proprio mostro preferito e lo rappresenterà con colori, paste modellabili e accessori. Al termine il mostro verrà ricreato dal bambino in 3D grazie ad un semplice software (comprese le animazioni e i versacci!).

Conclusa l’attività i bambini potranno creare un breve video da caricare su youtube con l’animazione del proprio mostro o inviarselo a casa tramite e-mail.

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Trovate tutte le informazioni sul sito di Uovokids

e anche sul sito del Museo della Scienza

Quei videogiochi esposti al MOMA mettono in crisi il concetto d’Arte

Prendo a prestito (e a pretesto) il titolo di un articolo pubblicato oggi sul Corriere della Sera a firma di Pierluigi Panza – che alla buona liquida la presenza dei videogiochi all’interno dei musei come mero specchietto cattura gonzi – per pubblicare parte di un’intervista che mi fece più di un anno fa il buon Andrea Peduzzi sull’arte digitale ma in particolare, sulla Game Art. Io vaneggio delle mie solite robe, se avete voglia date un occhio, altrimenti, passate tranquillamente oltre. Approposito, io non sono d’accordo con il dott. Panza.

Si ringrazia Andrea Peduzzi per la gentile concessione.

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Canabalt di Adam Saltsman al MOMA di New York. Foto (c) Lost in pixel.

Quali sono, o quali dovrebbero essere le finalità della Digital Art? è riconducibile a un preciso movimento?

[Come dicevo prima] i movimenti e le correnti sono innumerevoli: network art, visual mapping, musica elettronica e chissà quanti altri. Una costola della Digital Art che a mio avviso è da seguire con attenzione e che maturerà nei prossimi anni è la Game Art, anche se paradossalmente un artista potrebbe non avvicinarsi affatto ad un computer per produrre questo tipo di arte. Spiego. Per parlare in modo serio di Game Art è necessario comprendere che questo tipo di arte, relativamente giovane, può esprimersi sia attraverso strumenti digitali che facciano proprio il linguaggio videoludico reinterpretandolo criticamente (con i mod, i machinima o software appositamente scritti) per interrogarsi sul senso del videogioco e del videogiocare, sia attraverso modalità dell’arte “tradizionale” come la scultura o la pittura.

La mia ricerca artistica attuale ad esempio va più in questa direzione: ritengo interessante utilizzare forme di rappresentazione tradizionali per vivisezionare e ri-mediare il videogioco distraendolo dal suo ambiente naturale digitale. Personalmente mi piace indagare il tipo di rapporto che si instaura tra il giocatore e l’oggetto virtuale, il territorio di confine tra le emozioni e le esperienze della persona e la realtà mediata dal calcolatore. Probabilmente è più interessante indagare cosa succede fuori dallo schermo mentre si gioca, piuttosto che ciò che accade dentro. Anzi, credo proprio che la Game Art del futuro si spingerà in questa direzione.

Molta Game Art prodotta oggi è il frutto di un grandissimo amore per i videogiochi e il desiderio di raccontarli ma con il grosso limite di essere troppo spesso citazionista e autoreferenziale; prevalentemente si ri-mediano le icone videoludiche attraverso linguaggi differenti ma non c’è una vera indagine sul modo in cui noi utilizziamo i videogiochi o come stanno influenzando la nostra società o noi stessi.

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Un gonzo mentre gioca a Passage di Jason Rohrer. Foto (c) Lost in pixel.

Quali sono stati i pionieri della Game Art e quali sono secondo te gli artisti da tenere d’occhio, nonché i principali eventi, i poli creativi e le principali correnti?

Nel campo della Game Art seguo da alcuni anni Paolo Pedercini di Molleindustria che fa lavori decisamente interessanti: un approccio molto easy e pop che parodia i casual games che veicola in realtà contenuti e argomenti socialmente “scomodi” come l’alienazione da lavoro o i conflitti bellici o ancora lo sfruttamento sconsiderato delle risorse terrestri; recentemente ho conosciuto i lavori di Eddo Stern artista e docente universitario alla UCLA che fa un uso raffinatissimo del linguaggio videoludico sia con installazioni digitali che con exhibit meccanici. In Italia mi piace Marco Mendeni che conosco personalmente (è un mio “collega” per Game Art Gallery) che fa opere molto interessanti in digitale, decontestualizzando ambienti di gioco e avatar… lui comunque è un artista vero!
Sempre in Italia seguo Game Art Gallery, che da anni svolge un eccellente lavoro di ricerca scientifica, produzione e contatto tra il mondo dei cultori e creatori delle Game Art in rapporto alle arti figurative. Ci sono poi alcune gallerie di game art in giro per il mondo, seguo ad esempio Gallery 1988 (una sede a Los Angeles e una a Santa Monica) che ha una sezione chiamata Old School Video Games e la Science Gallery una sede espositiva che fa capo al Trinity College di Dublino molto attiva nel campo dei videogames con mostre e workshop tra arte e scienza. [nota: a distanza di un anno, le realtà culturali che si interessano di Game Art si sono decuplicate, ma sarebbe troppo oneroso ora aggiornare la lista. Spero di avere prossimamente l’opportunità di farlo.]

Quali sono secondo te gli strumenti più efficaci per leggere correttamente la Game Art? Una massa critica da gamer in questo senso può rappresentare un vantaggio, oppure – paradossalmente – un ostacolo?

Credo che sia indispensabile una competenza e una formazione classica in critica d’arte e poi necessariamente una grande competenza in videogames e media arts, non solo teorica ma anche, e direi soprattutto, pratica. Solo chi gioca a fondo e in prima persona può comprendere pienamente il linguaggio dei videogiochi, le sue dinamiche, la sua grammatica e le sfumature di senso. Si prepara una vita difficile ma divertente per i critici di game art del futuro!

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Una gonza ammira Vib Ribbon di Masaya Matsuura nella sezione Applied Design del MOMA. Foto (c) Lost in pixel.

Attualmente esiste una scena critica espressamente dedicata al fenomeno della Game Art?

Esistono critici e curatori specializzati in media digitali che lavorano per musei o per istituzioni accademiche e giornalisti specializzati. Però non saprei dirti se esiste una scena critica strutturata che comunica tramite canali mainstream come avviene ad esempio per la critica videoludica.

Come funziona il mercato della Game Art? Segue le regole del mercato dell’arte, o se ne discosta in maniera rilevante?

 Come dicevo prima, è un mercato un po’ borderline che ha un suo campo ben delimitato di target e gruppi di interesse; purtroppo credo che soffra un po’ degli stessi problemi di mercato della video arte…la mia opinione personale è che per le opere digitali di natura immateriale si faccia fatica a comprenderne l’importanza e la complessità di accessibilità alle opere e di esposizione facciano il resto!

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Gonzi che perdono tempo a zonzo attirati dagli specchietti per allodole. Foto (c) Lost in pixel.

Parliamo di videogiochi. Recentemente critici come Rogert Ebert o Jonathan Jones hanno dichiarato che i videogame non soddisfano la definizione di arte in quanto non sarebbero frutto della visione di un singolo autore, e hanno preferito classificarli come “giochi” per via della loro natura ludica e interattiva. Come rispondi a osservazioni di questo genere?

 I videogiochi sono arte? È una domanda un po’ superficiale, nessuna espressione umana è artistica o non artistica a priori.

L’arte è il prodotto della mente umana che riscrive continuamente le proprie regole, stabilire ab origine quali categorie possano rientrare in questa definizione è inutile e soprattutto, dannoso. Il rischio è quello di operare una censura di matrice ideologica simile a quella operata nel ‘500 dal Vasari quando talune tipologie di opere d’arte, come ad esempio i simulacri religiosi, vennero escluse dal canone artistico e classificate come genere minore.

Non è intellettualmente onesto tagliare fuori una categoria di opere di ingegno dalla definizione di arte solo perché “diverse” da altre forme d’arte tradizionalmente riconosciute. Un videogioco può essere arte, così come una tela dipinta può non esserlo affatto!

Se il problema è la mancanza della centralità dell’autore, questi signori si sbagliano di grosso, sia perché ogni titolo anche quando sviluppato da decine di programmatori, designer, artisti ha sempre un autore principale di riferimento che ne definisce la vision (può essere l’art director) come del resto succede nel mondo dell’arte tradizionale (quali sono i grandi artisti che producono un’opera totalmente in autonomia?) sia perché esistono numerosi titoli sviluppati da un singolo autore o da piccoli team coordinati da un solo artista.

E in definitiva, dove sta scritto che un’opera d’arte debba essere realizzata da una sola mente creativa?